L’anatomia di base riconosce il trapezio come un muscolo responsabile di vari movimenti della scapola in diverse direzioni. Alcune di queste funzioni sono state dibattute tra i ricercatori, e di riflesso tra diversi esperti di biomeccanica del resistance training soprattutto riguardo ad alcuni esercizi classici.
L’articolo intende far luce su questa controversa e complessa questione, molto accesa tra alcuni esperti internazionali in tempi recenti. Vengono valutate le argomentazioni delle varie parti, le controversie e le contraddizioni, le diverse varianti delle scrollate proposte, per concludere con le fondamentali implicazioni pratiche per tecnici, coach e atleti.
L’anatomia di base
Il trapezio è un cosiddetto muscolo a ventaglio, categoria con varie origini che in genere converge con un unico tendine di inserzione (1) (sebbene in questo caso anche i siti di inserzione siano ampi). Si tratta di un muscolo della schiena molto esteso che origina dall’ampia area della spina toraco-cervicale (anche se non sempre dalle vertebre) inserendosi sulla clavicola e sulla scapola.
Il muscolo è suddiviso in tre fasci: superiori, mediali, e inferiori, ognuno dei quali è specializzato nel ruotare la scapola in determinate direzioni; alcuni fasci sono antagonisti, muovendo il segmento in versi opposti.
Secondo l’anatomia funzionale di base dei testi universitari i fasci superiori elevano la scapola, i fasci mediali la adducono, i fasci inferiori la deprimono (2-4) (qui non sono menzionati movimenti come i tilt anteriore e posteriore, la flessione laterale della spina cervicale e altri).
Da questa nozione di base si conclude che i movimenti che prevedono l’elevazione della scapola (come scrollate, spinte verticali, alzate laterali, o tirate al petto/mento) stimolano i fasci superiori; quelli che prevedono l’adduzione (come trazioni orizzontali o croci inverse) stimolano i fasci mediali; quelli che prevedono la depressione (come le trazioni verticali) stimolano i fasci inferiori.
Anatomia rivisitata?
Nonostante la descrizione dei libri di testo, negli anni ‘90 le funzioni del muscolo trapezio sono state discusse da alcuni scienziati (4). Probabilmente una delle funzioni più dibattute è quella di elevazione della scapola ad opera dei fasci superiori, ma anche le funzioni degli altri fasci sembrerebbero state oggetto di discussione (5). Soprattutto in anni più recenti queste ambiguità sono state portate alla luce nel fitness da alcuni autori (5-7).
Una delle conclusioni è che il trapezio superiore non sarebbe un efficiente elevatore della scapola, ma che la sua funzione principale sarebbe quella di adduttore o retropositore (4), ricoprendo un ruolo che classicamente si ritiene in predominanza a carico del fascio mediale. Questo ha portato quindi diversi autori nel fitness a sostenere che le scrollate – l’esercizio per eccellenza ritenuto specifico per i fasci superiori – siano inutili, o comunque ben poco efficienti (5-7).
I motivi sono che i fasci superiori non eleverebbero direttamente la scapola perché sono inseriti sulla clavicola (terzo laterale del margine posteriore), e le sue fibre decorrono perlopiù in senso orizzontale, rendendolo un inefficiente elevatore della scapola (5-7). Ciò può essere spiegato alternativamente dal principio dell’allineamento: mentre la scapola viene elevata verso l’alto, le fibre trazionerebbero in orizzontale, ovvero in tutt’altra direzione.
Gli elevatori delle scapole più efficienti sarebbero l’elevatore della scapola, e secondariamente i romboidi, le cui linee di trazione sono meglio allineate con la direzione del movimento, e quindi in maggiore vantaggio meccanico (8) (un elevatore minore è il gran dentato solo con alcuni fasci). Il trapezio superiore verrebbe coinvolto perlopiù con movimenti che prevedono l’adduzione scapolare, come le trazioni orizzontali (rematori) (5,6). Eppure, potrebbe essere affrettato accettare questo cambio di paradigma: valutando altri aspetti biomeccanici e diversa ricerca, anche queste posizioni non sono esenti da rilevanti criticità, in particolare se rapportate agli esercizi contro resistenza.
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