I muscoli che vanno più frequentemente incontro ad infortunio sono quelli più coinvolti nel trasferimento della forza tra più segmenti corporei, ovvero i capi lunghi/biarticolari.
Alcuni muscoli che compongono la coscia sono particolarmente esposti ad infortunio, soprattutto negli sport come il calcio, il football americano, il rugby, o l’atletica leggera, in cui l’incidenza è molto alta.
Per ciò che concerne ad esempio bicipite femorale, il capo lungo è quello più frequentemente coinvolto (1), mentre per quanto riguarda il quadricipite è il retto del femore (il suo unico capo biarticolare) ad andare incontro il più delle volte a strappi o stiramenti (2).
In questo articolo vedremo quali esercizi possono risultare migliori per la prevenzione degli infortuni agli ischiocrurali, in particolar modo per rafforzare in maniera più selettiva i fasci che li subiscono più frequentemente o più nello specifico.
Indice
Perché gli ischiocrurali sono più esposti a infortuni?
Le fibre muscolari di tipo II sembrano essere più soggette alle lesioni distrattive (3), e questo potrebbe spiegare perché gli ischiocrurali, essendo provvisti in buona percentuale di tali fibre, sono esposti a tali traumi (4).
Probabilmente non è un caso che gli atleti di colore, possedendo una percentuale maggiore di fibre di questo tipo, rispetto agli atleti bianchi risultano più soggetti a queste problematiche (5).
Dei tre muscoli costituenti gli ischiocrurali il bicipite femorale (ischiocrurali laterali) è quello più frequentemente coinvolto nei traumi distrattivi, in particolar modo il capo lungo, mentre meno comune è l’interessamento del semimembranoso e del semitendinoso (ischiocrurali mediali) (6-8).
I fattori di rischio per gli infortuni ai muscoli ischiocrurali finora studiati sono stati:
- debolezza muscolare (9-11);
- mancanza di flessibilità (12,13);
- aumentata rigidità muscolare (stiffness) (14);
- ridotto riscaldamento pre-attività (12,15);
- affaticamento muscolare (13,16);
- contrazioni asincrone con gli altri muscoli (17);
- precedenti lesioni (5,18,19);
Lo studio Bourne et al. (2016)
Uno studio pubblicato in anni recenti (Bourne et al., 2016) ha indagato quale tra gli esercizi di forza classicamente utilizzati per rafforzare gli ischiocrurali sia in grado di attivare proporzionalmente di più il capo lungo del bicipite femorale al fine di poterne potenzialmente prevenire i traumi distrattivi mediante un suo specifico potenziamento, o ottimizzarne il recupero post-infortunio mediante il suo ricondizionamento (20).
I 10 esercizi indagati erano:
A. Stacco rumeno (RDL);
B. Swing;
C. RDL unilaterale;
D. Affondi sul posto;
E. Glute bridge unilaterale;
F. Glute bridge unilaterale a gamba tesa;
G. Leg curl sdraiato unilaterale;
H. Hyperextension (HPX) 45° unilaterale;
I. Glute-ham raise (GHR);
J. Nordic hamstring curl (NHC);
Lo studio ha coinvolto 24 uomini fisicamente attivi ed è stato di complessa articolazione in quanto composto da due parti:
- Nella prima parte i ricercatori indagarono il rapporto di attivazione elettromiografica tra gli ischiocrurali laterali, cioè il bicipite femorale (BF), e il semitendinoso e semimembranoso (BF/MH), ovvero gli ischiocrurali mediali (MH). L’analisi ovviamente fu svolta specificamente sia per la fase concentrica che per quella eccentrica di ognuno dei 10 esercizi elencati.
- Nella seconda parte si analizzarono, mediante risonanza magnetica funzionale (fMRI), i pattern di attivazione dei due esercizi che nella prima fase si erano rilevati in grado di attivare al massimo ed al minimo il bicipite femorale.
Risultati
Dai risultati della prima parte della ricerca è emerso che:
- Nella fase eccentrica il maggiore rapporto BF/MH è stato raggiunto con la hyperextension 45° unilaterale, mentre il minore rapporto con il nordic hamstring e il glute bridge unilaterale;
- Nella fase concentrica il maggiore rapporto BF/MH è stato raggiunto nel hyperextension 45° unilaterale e negli affondi sul posto, mentre il minore nel lying leg curl e nel glute bridge;
Alla luce di quanto emerso dalla prima parte, mediante risonanza magnetica funzionale (fMRI) fu riconosciuto che l’hyperextension 45° unilaterale fosse il miglior esercizio attivatore del bicipite femorale (capo lungo), e il nordic hamstring fosse il peggiore per gli stessi scopi.
La risonanza magnetica funzionale ha dimostrato che:
- Nel hyperextension 45°, rispetto al nordic hamstring, è avvenuta una maggiore attivazione del capo lungo del bicipite femorale rispetto al semitendinoso, e vi è stata una maggiore attivazione dei femorali biarticolari (capo lungo del bicipite, semitendinoso e semimembranoso) rispetto al capo breve del bicipite;
- Nel nordic hamstring è avvenuta una maggiore attivazione del semitendinoso rispetto agli altri muscoli;
Conclusioni per la pratica clinico-riabilitativa
Dallo studio si possono trarre varie conclusioni e relative ripercussioni pratiche:
- I muscoli ischiocrurali sono attivati differentemente negli esercizi incentrati sul movimento dell’anca (hip-based) e su quelli incentrati sul movimento del ginocchio (knee-based);
- L’hyperextension 45° è in grado di attivare tutti e tre i muscoli ischiocrurali biarticolari (rispetto al capo breve del bicipite), mentre il nordic hamstring recluta preferenzialmente il semitendinoso;
Nella pratica clinica tutto ciò può portare ad identificare quali siano gli esercizi più adatti nella prevenzione e nella riabilitazione dei femorali a seconda di quale sia stato il distretto soggetto ad infortunio.
Riferimenti:
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- Mendiguchia J et al. Rectus femoris muscle injuries in football: a clinically relevant review of mechanisms of injury, risk factors and preventive strategies. Br J Sports Med. 2013 Apr;47(6):359-66.
- Lieber RL, Fridén J. Damage of fast glycolytic muscle fibres with eccentric contraction of the rabbit tibialis anterior. Acta Physiol Scand. 1988 Aug;133(4):587-8.
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- Bourne MN et al. Muscle activation patterns in the Nordic hamstring exercise: Impact of prior strain injury. Scand J Med Sci Sports. 2016 Jun;26(6):666-74.