Nella letteratura scientifica il concetto di memoria dei depositi di grasso è stato usato dagli scienziati per spiegare un fenomeno ipotizzato per cui il metabolismo basale (BMR) è influenzato dai livelli di grasso corporeo.
Nell’ambiente bodybuilding competitivo esiste una teoria molto diffusa tra preparatori e atleti che sostiene come il grasso sottocutaneo riesca ad essere sempre meglio intaccato con l’esperienza nella definizione, rappresentando una sorta di “memoria” del tessuto adiposo intesa in un altro senso.
Indice
Memoria dei depositi di grasso (o termogenesi adiposo-specifica)
La memoria adiposa (fat stores memory) indica che la depressione del metabolismo basale (BMR) durante la restrizione calorica/perdita di grasso permane nel riguadagno di peso fino a quando il grasso non ritorna ai livelli iniziali (1).
La memoria adiposa è nota anche con il termine di termogenesi adiposo-specifica, cioè quella componente della termogenesi adattativa che dipende strettamente dai livelli di grasso e non dalle variazioni di altri compartimenti corporei o dalla disponibilità energetica di per sé (2). Questa teoria è stata espressa dal gruppo di ricerca di Dulloo (uno dei più importanti nello studio di questi fenomeni) analizzando le risposte dei soggetti del famoso Minnesota Starvation Experiment.
L’ipotesi della memoria adiposa è stata però messa in discussione da Zinchenko e Henselmans, rianalizzando in maniera apparentemente più accurata lo stesso Minnesota Starvation Experiment (3). Secondo gli autori, il ripristino del BMR dipende semplicemente da quante calorie vengono assunte cronicamente dopo la restrizione calorica: più calorie vengono ingerite nella rialimentazione, e più rapidamente il BMR verrebbe ripristinato.
Memoria adiposa nel cutting
Esiste un fenomeno ipotizzato nel bodybuilding su basi empiriche, per cui i livelli di grasso sottocute riescono ad essere ridotti sempre più in proporzione all’esperienza. Ovvero, anno dopo anno l’atleta che segue dei cutting regolari, riesce sempre meglio ad assottigliare la pelle e/o a intaccare delle aree che inizialmente erano più ostinate e resistenti. In questo senso il tessuto adiposo avrebbe una sorta di memoria per cui più frequentemente viene svuotato di trigliceridi al minimo possibile, e meglio si riuscirà a farlo nel tempo.
Essendo un fenomeno ipotizzato sulla base della sola osservazione empirica non può mancare di molte limitazioni per essere chiaramente confermato.
Facile è commettere l’errore di ragionamento post hoc, per cui la vera causa sarebbe attribuibile ad altri fattori, come il fatto di seguire approcci dietetici migliori o di seguirli meglio, di eseguire allenamenti meglio impostati per ridurre il grasso o l’acqua sottocute, di confondere l’acqua sottocute con il grasso, o semplicemente di usare dei farmaci che permettono di ottenere questi effetti.
In altre parole, il fatto di ottenere un migliore risultato rispetto ai cutting precedenti non implica per forza che questo sia causato di per sé da una presunta “memoria” degli adipociti accumulata con le esperienze precedenti.
Tuttavia, non si può neppure escludere che si tratti di uno di quei casi in cui un fenomeno osservabile empiricamente – nel caso esista – non è stato ancora spiegato scientificamente. In questo senso i bodybuilder agonisti sarebbero le migliori o forse le uniche “cavie” ideali per poter capire se effettivamente esiste.
Riferimenti:
- Dulloo AG et al. How dieting makes the lean fatter: from a perspective of body composition autoregulation through adipostats and proteinstats awaiting discovery. Obes. Rev. 2015; 16(Suppl 1):25–35
- Dulloo AG, Jacquet J. An adipose-specific control of thermogenesis in body weight regulation. Int J Obes Relat Metab Disord. 2001 Dec;25 Suppl 5:S22-9.
- Zinchenko A, Henselmans M. Metabolic damage: do negative metabolic adaptations during underfeeding persist after refeeding in non-obese populations? Med Res Arch. 2016 Dec;4(8).