Rivisitazione dell’articolo originariamente pubblicato in 2 parti il 30 dicembre 2014 su vivereinforma.it con il titolo “Resistenza all’insulina: patologia o fisiologia?”.
La resistenza insulinica o insulino-resistenza (IR) è una condizione metabolica in cui i recettori dell’insulina sono più sordi all’azione di questo ormone nel favorire le sue funzioni.
Ad esempio, uno stato di insulino-resistenza richiede livelli di insulina più alti del normale in risposta ai pasti per regolare la glicemia e favorire una normale captazione dei nutrienti da parte dei principali tessuti insulino-sensibili.
Ma nonostante la IR venga normalmente associata ad uno stato patologico, le variazioni della sensibilità/resistenza insulinica nell’uomo sano rivestono un ruolo fisiologico, ovvero normale. Un approfondimento ulteriore merita il concetto di insulino-resistenza fisiologica, distinta dalla forma patologica a cui in genere si fa riferimento (1,2,3,4). L’articolo propone una panoramica generale su questo fenomeno meno conosciuto e sui contesti in cui si manifesta.
Insulino-resistenza patologica
L’IR patologica si manifesta quando i recettori dei tessuti insulino-sensibili accusano una ridotta sensibilità cronica all’azione dell’insulina, in particolare nell’uptake di glucosio, ma anche per altri scopi (come la regolazione dell’appetito). Ciò si verifica, ad esempio, quando i tessuti sono cronicamente esposti ad elevati livelli di insulina (5). La IR patologica è la caratteristica centrale della sindrome da insulino-resistenza (IRS), lo stato precursore del diabete di tipo 2, e per questo nota anche come pre-diabete.
Alterazioni fisiologiche della sensibilità insulinica (IS)
Nella normalità la sensibilità insulinica (IS) viene alterata da diversi fattori come la dieta, gli orari della giornata, l’attività fisica, il sesso, l’età, lo stile di vita, il movimento, la massa muscolare, la massa grassa e la sua distribuzione.
Ad esempio, la IS è soggetta a variazioni circadiane andando riducendosi nel corso della giornata (6). Nel soggetto magro e sano la IS subisce un decremento nel digiuno prolungato (circa 48 ore) (7).
Pur con meno muscolo e più grasso, il sesso femminile tende ad essere più insulino-sensibile rispetto alla controparte (8). La IS e la tolleranza al glucosio mostrano anche un declino associato all’età, nonostante la possibilità che ciò sia legato allo stile di vita più che all’età di per sé (9). Alti livelli di grasso provocano un peggioramento della IR, più rilevabile nei soggetti con accumulo di grasso viscerale e sottocutaneo addominale (fenotipo androide) che in quelli con accumulo gluteo-femorale o periferico (fenotipo ginoide) (10).
L’attività fisica migliora la IS in maniera marcata sia nel breve che nel lungo termine, e sia nel soggetto sano che insulino-resistente (11). Anche l’aumento della massa muscolare favorisce un miglioramento cronico della sensibilità insulinica, e dato che il muscolo è uno dei principali tessuti insulino-sensibili, una maggiore massa muscolare è riconosciuta come un fattore di protezione verso molte patologie, come la stessa insulino-resistenza patologica (12).
Cenni generali su insulino-resistenza e dieta nella fisiologia
Nel contesto fisiologico la sensibilità insulinica (IS) viene condizionata da molti fattori dietetici.
L’eccesso calorico provoca IR, e alcuni studi suggeriscono che il surplus calorico mediante l’eccesso di grassi peggiori la IR più dello stesso surplus da carboidrati (13,14), nonostante l’iperalimentazione a lungo termine sia di per sé associata a questo peggioramento (15). La restrizione calorica, al contrario, produce un generale miglioramento della sensibilità insulinica indipendentemente dalle proporzioni di grassi e carboidrati nella dieta (16).
Le proteine stimolano l’insulina favorendo la clearance ematica del glucosio, e contribuendo quindi a regolare la glicemia (17). Ad esempio, alcuni supplementi proteici molto insulinogenici (proteine del siero di latte) sono stati proposti per il trattamento della IR patologica e del diabete di tipo 2 (18,19). La dieta iperproteica ha un impatto tendenzialmente positivo sulla IS, anche se sul lungo termine esiste la possibilità di un peggioramento (5).
È possibile che una dieta più ricca di grassi monoinsaturi e polinsaturi migliori la IS rispetto a una dieta ricca di grassi saturi, poiché questi ultimi hanno un effetto tendenzialmente negativo sulla IS quando assunti in elevate quantità (20). Nonostante si sostenga il contrario, nella ricerca è stato messo in discussione che nell’uomo sano alcuni aspetti della qualità dei carboidrati (indice glicemico, struttura, composizione) abbiano un impatto rilevante sulla sensibilità insulinica (21,22).
Ciclo di glucosio-acidi grassi (o ciclo di Randle)
Uno dei principali meccanismi implicati nell’instaurarsi dell’insulino-resistenza fisiologica è il ciclo glucosio-acidi grassi, proposto da Randle nel 1963 per riconoscere il principio di competizione tra substrati energetici.
Dopo varie rivisitazioni, Randle definì i due principali punti che caratterizzavano questo principio: (23)
- l’ingestione di carboidrati promuove l’ossidazione di glucosio e lo stoccaggio di glucosio e grassi, inibendo la liberazione dei grassi dalle riserve (lipolisi) e la loro ossidazione;
- l’ingestione di grassi e/o restrizione di carboidrati promuovono l’ossidazione dei grassi, il loro deposito, e l’inibizione dell’ossidazione e dell’accumulo di glucosio;
Il ciclo di Randle, perlomeno nelle sue rivisitazioni, spiega anche che i meccanismi regolatori sull’utilizzo energetico dei grassi e dei carboidrati sono influenzati dalla disponibilità dei carboidrati nella dieta. Come approfondito in altra sede, ridurre l’introito di carboidrati provoca un aumento dell’impiego energetico di grassi, viceversa aumentare l’introito di carboidrati riduce l’impiego energetico dei grassi.
Insulino-resistenza fisiologica e ciclo di Randle
Il ciclo di Randle spiega anche i meccanismi di sviluppo della IR. Ridurre i carboidrati aumenta la disponibilità ematica di acidi grassi liberi (FFA) mediante un aumento della lipolisi. Le cellule quindi migliorano nel tempo la capacità di ossidare acidi grassi, e parallelamente riducono le richieste di glucosio inibendone l’uptake cellulare.
Questa situazione crea uno stato di inflessibilità metabolica “inversa” (24), osservata ad esempio nelle diete low carb-high fat (LCHF), in particolare nelle diete chetogeniche. Pur instaurando uno stato di IR fisiologica, le diete chetogeniche dimostrano però un miglioramento nella sensibilità insulinica nei soggetti con IR patologica in partenza (25).
Come accennato sopra, anche il digiuno prolungato causa IR fisiologica. In questo caso avviene un progressivo aumento dei livelli plasmatici di FFA, e se a 12 ore il grado di IR non è significativo, a 48 ore questo stato è ben osservabile (7). L’esposizione prolungata ad elevati livelli di FFA nel sangue (come nel digiuno prolungato o nelle diete chetogeniche) porta ad adattamenti che riducono le richieste di glucosio grazie anche a questo stato di IR fisiologica e transitoria, che può essere rovesciata in breve tempo reintroducendo i carboidrati (3).
“[…] uno stato di insulino-resistenza può essere raggiunto quando un eccesso di acidi grassi e corpi chetonici rilasciati dal tessuto adiposo […] riduce l’utilizzo del glucosio inibendo l’assorbimento [e] l’ossidazione del glucosio, la sintesi del glicogeno e l’aumento della gluconeogenesi. […] questo ha portato a supportare l’idea che l’insulino-resistenza sia una reazione fisiologica normale e reversibile legata al tipo di substrato fornito al tessuto.” (Wang & Mariman, 2008) (1)
Insulino-resistenza fisiologica e cervello: teoria del “cervello egoista”
La IR fisiologica ha anche lo scopo di mantenere un’alta disponibilità di glucosio per il cervello, organo che, tranne alcune eccezioni, necessita di questo combustibile per la sopravvivenza (1).
Non essendo capace di utilizzare direttamente gli acidi grassi a scopo energetico, in condizioni normali il cervello usa quasi esclusivamente glucosio (26) e per questo rientra nei tessuti glucosio-dipendenti.
Poiché la IR fisiologica riduce l’impiego energetico di glucosio da parte dei tessuti, questo substrato viene reso più disponibile proprio per il cervello, secondo quella che è stata denominata “selfish brain theory” (teoria del cervello egoista) (1).
Il cervello è completamente dipendente dal glucosio solo in presenza di una quantità di carboidrati cronicamente superiore a certi livelli minimi (>70-100 g/die), perciò è in realtà condizionatamente dipendente da questo substrato. Quando si instaura lo stato di chetosi fisiologica in seguito a un adattamento a lungo termine detto keto-adaptation (tradotto come adattamento chetotico), il cervello soddisfa fino al 75% delle richieste energetiche da una fonte non-glucidica, cioè i corpi chetonici (27).
Quindi nelle diete chetogeniche (≤50 g/die) le richieste totali di glucosio da parte del cervello si riducono non solo grazie alla IR fisiologica, ma grazie anche al fatto che il cervello ne riduce in maniera importante le richieste giornaliere rispetto alla normalità.
Conclusioni
L’insulino-resistenza fisiologica è uno stato metabolico benigno che nel soggetto sano si instaura con la dieta chetogenica o fortemente ipoglucidica, o con il digiuno prolungato di almeno 48 ore. Questa situazione è causata da un abbassamento dei livelli di insulina e della glicemia, e un conseguente aumento delle concentrazioni di acidi grassi liberi (FFA).
La IR fisiologica è una situazione che concorre a risparmiare glucosio, in maniera da renderlo disponibile per il cervello nelle situazioni in cui il suo approvvigionamento dall’esterno è scarso o assente. Per questo la IR fisiologica rientra nei vari adattamenti metabolici che caratterizzano il cosiddetto adattamento chetotico (keto-adaptation), ovvero la capacità del metabolismo di adattarsi allo scarso apporto di carboidrati prolungato.
“Come il digiuno [a lungo termine], le diete chetogeniche possono causare sintomi dello pseudo-diabete da digiuno […] ma lo pseudo-diabete da digiuno è benefico e […] può contrastare il diabete di tipo 2.” (Blagosklonny, 2019) (4)
Riferimenti:
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