Ho scelto di intervistare Riccardo Grandi, preparatore di natural bodybuilding, su un tema su cui, per quello che ho potuto notare, è stato uno dei pochi a esprimersi pubblicamente negli ultimi tempi. In un ambiente dove ci saranno sempre gli scettici, è giusto dare voce a chi questo settore lo vive e lo respira a livello internazionale, e ha potuto vedere dall’interno come questo si è evoluto nel corso degli anni.
Come si intuisce dal titolo, il tema centrale dell’intervista è il salto di livello che ha subito il natural bodybuilding, internazionale prima e nazionale poi, nell’arco di poco tempo. Proprio per questa rapida evoluzione c’è stato chi, tra gli eterni scettici, ha trovato l’alibi dell’introduzione nell’ambiente di nuovi farmaci più tecnologici che sfuggono ai controlli. Nell’intervista si finisce inevitabilmente per parlare molto anche di doping, il che può essere utile a chi vuole farsi un’idea sull’argomento dalla prospettiva di chi si oppone all’utilizzo.
Lorenzo: Ciao Riccardo, come immagini, prima di tutto ti chiedo di presentarti al pubblico.
Riccardo: Ciao Lorenzo, innanzitutto ti ringrazio per avermi dato questa ricca opportunità che (credo) farà parlare parecchio. Sono del 1969, quindi ho quasi 50 anni. Vengo dal bodybuilding ‘old school’, quello dei campioni anni ‘80 e ’90, quello delle linee stupende e delle tecniche di allenamento “all’avanguardia”, quello delle proteine fatte di caseinato di calcio (o calce viva), quello degli anabolizzanti venduti in farmacia senza ricetta, e quello delle 1000 federazioni.
Inizio bodybuilding in palestra a 17 anni con l’intento di rinforzare e dimagrire (ero obeso, 135 kg x 178 cm). E da allora mai smesso, anche se l’attenzione massima per circa 15 anni è andata ad altre attività fitness. Gestisco il mio centro fitness dal 1999 e faccio il “preparatore” da quando avevo 24 anni (quindi da 25 anni circa).
Ho iniziato a farlo esclusivamente per lavoro da circa 5 anni, da quando ho scoperto nel 2011 che da natural si può. Non ho una formazione universitaria, ma ho fatto “solo” una miriade di corsi, seminari, master ed esperienza negli ultimi 25 anni. Mi permetto di dire quello che penso tenendo corsi di formazione o master solo perché nei miei incontri ci metto un taglio molto pratico, ovvero cerco di passare modi di vedere e soluzioni applicabili che possono cambiare i risultati dei clienti e dei personal trainer. Come preparatore mi reputo ancora alle prime armi (confrontato ai grandi preparatori di fama mondiale) e poco più di un pivellino; sembra un discorso di falsa umiltà, ma anche se è vero che nelle mie file ci sono un paio di campioni del mondo, i preparatori “veri” ne hanno al loro attivo una cinquantina e più.
Faccio un po’ di numeri, tanto so già che una schiera di persone dirà che gioco a fare il “grosso” perché elenco i titoli, ma la stessa schiera mi direbbe che non ho mai fatto nulla se non lo faccio.
Perciò ecco l’elenco. Dal 2014 ho preparato: 2 campioni del mondo, 1 vice campione del mondo, 3 podi mondiali, 11 campioni italiani di qui 4 campioni assoluti, 10 pro-card vinte dai miei atleti e un trofeo ‘Best Team’ ai campionati italiani NBFI di quest’anno. Quest’anno sono al mio quinto mondiale, e anche se è vero che in confronto ai grandi del bodybuilding mondiale sono un pivello, posso dire che un po’ di esperienza ce l’ho anch’io.
Lorenzo: Da quando hai messo piede in palestra ad oggi, quanto si è alzato il livello natural da 1 a 10?
Riccardo: La risposta che mi viene è 100, ma in verità è inquantificabile. Negli anni ‘80-’90 i natural e i doped non esistevano, c’erano solo i bodybuilder (e tanti), e a parte qualche gara che vedeva sempre primo Gino Barzacchi, il natural non esisteva ufficialmente. Di conseguenza non si può sapere.
Ma posso dirti che dal 2011 ad oggi (da quando ho scoperto che c’erano federazioni che facevano tutto il possibile per rendere pulite le gare) il livello si è decuplicato. Attenzione, il livello non si è alzato in qualità, ma in quantità. Nel senso che già nel 2011 c’erano i primissimi classificati di categoria che erano fuori quota (e tutti urlavano al doping), solo che una volta ne vedevi 5-6 a gara, e adesso ne trovi 8-10 per categoria (e tutti urlano al doping).
Lorenzo: Per quanto ne sai quali sono i farmaci che possono sfuggire più facilmente ai controlli? Da quello che ho sentito dire rientrano in questa categoria alcuni ormoni peptidici come GH e insulina, confermi?
Riccardo: La mia cultura sui farmaci dopanti è limitatissima in quanto ne sono completamente disinteressato. Inoltre, venendo dal bodybuilding del doping facile degli anni ‘80-’90 ho visto cose inaudite in termini di conseguenze e vite rovinate, in maniera tale da sviluppare una sorta di shock/trauma e rabbia nei confronti dello stesso, e di conseguenza la mia cultura al riguardo non supera la bro-science da social network. Però posso dire di essere abbastanza “esperto” nel riconoscere uno che si dopa dalla qualità della pelle, dal comportamento, dall’atteggiamento, ecc. avendoli vissuti direttamente per almeno 10 anni.
Comunque posso confermare quello che dici, e posso anche dire di più, ci sono preparatori che fanno usare la metformina per far tollerare una grande quantità di carboidrati agli atleti proprio perché NON rientra nella lista delle sostanze. In poche parole, io cerco di aiutare le persone conciate male a farne a meno, e qualcuno invece la fa prendere per andare su un palco. Capisci perché ho sviluppato una sorta di shock/trauma/rabbia?
Lorenzo: Quanto sono rigidi i controlli anti-doping in Italia e a livello internazionale, e quali sono le federazioni più raccomandabili per una maggiore garanzia di assenza di dopati o ex-dopati?
Riccardo: I controlli antidoping delle federazioni sono rigidi quanto la rettitudine di chi le presiede e le finanze delle stesse. In poche parole, se la federazione ha soldi ne spende tanti in controlli, se non ne ha farà lo stretto indispensabile. Posso dire la mia come “atleta” che ha ricevuto i controlli in gara, e come preparatore che vede quello che succede alle gare.
In genere le federazioni si muovono ad ogni gara con controlli a tappeto o ai primi 3-6 classificati. Questi controlli possono essere superficiali (ricerca di 30 metaboliti) o più approfonditi (70 metaboliti) e vengono fatti sempre con prelievo urine. Sulla fine che fanno quelle provette non posso giurarci, ma il fatto che tutti gli anni alcuni atleti vengano “beccati” mi fa ben sperare che finiscano tutti in mano giusta (laboratori).
Tuttavia, la mia esperienza nel consiglio direttivo NBFI e da atleta che ha ricevuto il controllo del ministero della salute, nonché di preparatore che ha visto direttamente, mi permette di capire se almeno le provette utilizzate sono delle supercazzole oppure vere.
Al di là di un post sputtanatore su facebook una volta ogni tanto, conoscendo personalmente chi gravita al comando delle federazioni posso dire con certezza che quelli “beccati” sono un po’ di più di quelli sputtanati. Poi il poligrafo, quell’attrezzo tanto contestato e tanto bistrattato…bè, quest’anno ne ha lasciati fuori due dai campionati Italiani NBFI, e uno lo conosco anche personalmente (non lo preparo io ovviamente).
Quindi mi sento di dire che per il momento ho visto tanta serietà d’intenti in NBFI/WNBF e AINBB. Non menziono ICN a cui AINBB è affiliata solo perché io personalmente non ho assistito ad una gara da loro organizzata fuori dall’Italia, e quindi non “garantisco” per realtà che non ho vissuto in prima persona.
Poi ti dico, se c’è il furbetto che riesce a passare i controlli e riesce a vincere una medaglia di plastica spendendo 2000 euro, non spreco neanche tempo a commentarlo. Infine, finché gli atleti di cui posso garantire (i miei) vincono, mi viene da dire che se uno si dopa per arrivare dietro si dopa un gran male.
Lorenzo: So che le varie federazioni natural ammettono ex-dopati dopo un certo periodo di tempo, che può essere 5 o 7 anni dopo l’ultimo utilizzo. Secondo te è giusto accettare ex-dopati, nel caso abbiano dichiarato di esserlo?

Riccardo: Giusto o non giusto c’è un regolamento, e se scegli di affiliarti a tale federazione è perché sei d’accordo. Io personalmente non seguo ex-dopati, o almeno, ci ho provato, ma è un autentico casino. Mi spiego meglio.
Se uno si è fatto 2 cavolate 10 anni prima e per pochi mesi, è da paragonare a qualsiasi natural. Ma se uno si è dopato pesantemente per anni e poi sta fermo per 3-4 anni, io personalmente ho trovato un sacco di difficoltà nel prepararlo, perché ogni cosa che si proponeva dava risultati distanti anni luce dalla media degli altri. Il quadro ormonale era un casino anche a distanza di anni, e con le articolazioni ormai deteriorate, per ogni cosa cercassi di fare arrivava un problema o una rottura. Alla fine ho lasciato perdere, anche perché non portava a nessuno sbocco agonistico dal momento che chiedo la naturalità completa da sempre per salire sul palco. Ci tengo alla mia immagine.
Tornando al giusto o non giusto. Chi si è fatto l’Olympia 7 anni prima dovrebbe proprio a priori non essere accettato dalla federazione anche se “natural” (e mi risulta che una nota federazione non abbia accettato l’affiliazione di un noto bodybuilder anni 2000), se invece si è fatto due stupidaggini 7 anni prima, ripeto, è da paragonare ai natural come resa e prestazione.
Mi rendo conto che le federazioni non possono fare le “indagini” su tutti, ma credo anche che con i social si possa tranquillamente risalire al passato di una persona nella maggior parte dei casi, e dal momento che tutte le “federazioni” sono in realtà associazioni, in ambito associativo si può benissimo rifiutare l’associazione di un soggetto se tutto il consiglio direttivo è contro.
Credo che il natural bodybuilding con il settennato di naturalità abbia come obiettivo il riprendere ed accettare chi in passato ha fatto errori, e non chi ha fatto di tutto e di più e poi, dal momento che per problemi fisici non può più doparsi, passa al “natural”. Ma forse è solo una mia visione distante dalla realtà.
Lorenzo: Secondo te l’uso passato di doping, in qualsiasi quantità e tempistica, avvantaggia un ex-dopato rispetto a un natural da sempre?
Riccardo: Credo di averti già risposto in parte. Un dopato è un dopato finché assume farmaci, dopodiché smettendo inizia la lunga strada verso la “normalità”. Più si è dopato in passato e più questo vantaggio rimarrà nel tempo (ovviamente se va avanti ad allenarsi intelligentemente). Poi ci sarebbe da vedere se è vero che da doped si sviluppa l’iperplasia, ma su questo non ho informazioni attendibili.
Personalmente ho visto ex-dopati (pesanti) diventare delle prugne secche proprio perché smettendo non hanno cambiato nulla del loro approccio. Quindi per rispondere alla tua domanda, posso dire che è soggettivo e dipende da atleta ad atleta e da cosa ha fatto in precedenza, nonché da cosa ha fatto dopo che ha smesso. E poi bisogna vedere se si è procurato “danni” permanenti oppure si è ripreso completamente.
Lorenzo: Cosa diresti ai “complottisti” de “i nuovi farmaci che sfuggono ai controlli”?
Riccardo: Che ho smesso di ascoltarli, che mi fanno ridere, che dovrebbero studiare un po’ di più, e soprattutto, se non sono ai livelli di un natural, è perché sono “palestrati” e non atleti, e perciò dovrebbero allenarsi e fare silenzio.
Atleta non è colui che si allenicchia 3-4 volte a settimana e poi va al bar a fare l’aperitivo. Atleta è colui che si allena durissimo, che il giorno dopo è ancora in affanno dal suo allenamento. Colui che si calcola tutti i pasti, tutte le uscite, tutte le ore di sonno, l’acqua, il lavoro e chissà cos’altro, e nel 90% dei casi in off-season è aderente a tutto questo, in pre-contest al 100%. Non esiste Natale, compleanno, Pasqua, ferie, ecc…
Io che come atleta ho sempre fatto schifo, nel 2014 in preparazione per il mio terzo campionato Italiano non ho mangiato nulla che non fosse giusto, né al mio compleanno, né a quello di mia figlia, né in ferie. Persino in un week end al mare con la famiglia, alla sera in pizzeria io ho mangiato pesce spada alla griglia e insalata mentre loro mangiavano la pizza, e poi dopo cena, loro il gelato e io le gallette di riso contate.
I complottisti che perdono tempo a immaginarsi a quali farmaci ci sono nel mondo non diventeranno mai campioni del mondo, ma neanche campioni Italiani o regionali. Se si parte dal presupposto mentale che è necessario trovare chissà quale farmaco per crescere non si arriverà mai a mettersi pienamente in discussione in allenamento. Alla fine stiamo parlando di LIMITI che uno si impone da solo. Il tempo e l’intelligenza della programmazione sono le uniche armi che si possono avere a disposizione (e ovviamente una buona genetica, se nasci per fare i 10.000 metri difficilmente sarai un discreto bodybuilder).
Lorenzo: Secondo me molti degli scettici provengono dal mondo doped, per cui nati e “cresciuti” con la mentalità che “se non ti dopi quei livelli non li raggiungi”, e proprio per il fatto di non aver mai provato veramente l’esperienza natural agonistica (soprattutto quella dei tempi nostri), non potranno mai capire dove può spingersi un atleta senza farmaci. Cosa ne pensi di questa mia visione?
Riccardo: Il natural per “funzionare” ha bisogno di tempo e aderenza. Oggi iniziamo a vedere i risultati di chi ha lavorato bene negli ultimi 4-5 anni (tempo in cui la cultura della preparazione natural ha subito un brusco cambio di direzione), e chissà cosa potrà succedere nei prossimi 10-15 anni con queste nuove leve che ci stanno dando dentro alla grande.
Probabilmente io tra 10 anni sarò additato come un “preparatore vecchio e superato” perché non c’è giorno che non venga spiegato qualcosa di nuovo o confermato ciò che funziona e ciò che non funziona.
Chi non è nell’ambiente non può capire cosa si sta muovendo in realtà in questo frangente del bodybuilding, studi scientifici, statistiche, preparatori che seguono 50-60-100 atleti e raccolgono dati, scuole di formazione (ci metto pure la mia, anche se nel mondo sono sicuramente un pivellino) che formano preparatori che a loro volta raccolgono dati e fanno prove ed errori. Insomma, si sta muovendo il mondo intero in quella direzione. E al giorno d’oggi rimanere ignoranti è una scelta bella e buona. Poi mi rendo conto che ci sono anche persone con un quoziente intellettivo decisamente basso che proprio non ci possono arrivare.
Sono fiducioso che quando io smetterò di fare questo mestiere, il natural sarà l’unica scelta possibile e la massa critica delle persone un giorno renderà il pensiero “natural” come l’unico comune e logico per tutti.
Lorenzo: Detto questo però, nonostante tu possa essere di parte, non potrai negare che l’ambiente natural bodybuilding ha le sue mele marce?
Riccardo: Io faccio parte del movimento natural e lo difendo con i denti, e proprio perché lo difendo cerco (e alle volte trovo…e segnalo) le mele marce. Siamo in un mondo (quello del bodybuilding) dove l’immagine è per molti l’unica cosa che importa, e non frega niente a nessuno se quello che si fa viene inquinato da sistemi eticamente poco corretti e sostenibili. C’è gente che per una medaglia di plastica e una foto su instagram venderebbe anche sua mamma.
Ma il mondo sta cambiando, e laddove prima si ragionava a cm di braccio, adesso si viaggia a numero di sinapsi. Il doping è quella cosa che nessuno mai debellerà esattamente come la prostituzione. Se io domattina invento una pillola che semplicemente assumendola si diventa muscolosissimi e magri senza fare nulla credo diventerei l’uomo più ricco del globo, in quanto tutti la assumerebbero.
Il doping, quello del prodotto miracoloso, quello della scorciatoia, quello del tutto subito, è nell’animo umano che per natura cerca di ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo, tant’è vero che crescere e dimagrire è molto difficile per tutti.
La mentalità del doping è nell’atleta che si uccide di farmaci, in quello che assume integratori in maniera smodata, nella signora che beve acqua, limone e zenzero perché pensa di dimagrire. Insomma è la “mentalità” dell’essere umano che porta verso il “fregare il sistema” e arrivare al raggiungimento dei propri sogni. Dopo è semplicemente il grado di ignoranza, di illusione o di pulsione di morte (in alcuni casi) che porta all’acqua e limone, agli integratori da cavallo o ai dosaggi da Olympia.
Le mele “marce” non sono marce perché si sono dopati, ma sono persone che cercano la soddisfazione di un qualcosa che si può identificare come frustrante nella loro realtà, e questa frustrazione porta alla speranza di risoluzione nel doping, senza capire che il doping è solo un amplificatore di ormoni, sistema nervoso e emozioni negative: se sei incazzato con la vita, non farai altro che esserlo sempre di più. Ed infatti si trovano molti bodybuilder emarginati, in un angolo, con il cappuccio in testa e che odiano tutti quelli che non sono come loro, e provano un senso di persecuzione nei confronti di chi invece, come loro lo è.
Lorenzo: Ok, ora finalmente veniamo alla fatidica domanda. Tutto nasce da questo post in cui spiegavi che nel giro di soli 4 anni il livello natural nazionale si è alzato a livelli impensabili. Ecco quindi ti chiedo, per te quali sono le cause di questo rapido salto nell’arco di così poco tempo?

Riccardo: Credo che possa rispondere tranquillamente anche tu a questa domanda. Il livello si sta elevando in sostanza per 2 motivi:
1) Tempo/aderenza;
2) Informazioni sempre più precise su quello che “funziona” e quello che è una supercazzola;
I sistemi sempre più indirizzati sommati al tempo portano al risultato. È innegabile che ci sia una realtà di persone di scienza che ha iniziato a investire in quella direzione. Prendono in mano tutto quello che è sempre stato e lo rivedono, lo sperimentano, raccolgono dati e divulgano il tutto. Grazie a queste poche persone come Layne Norton, Eric Helms, Joe Klemczewski, Brad Schoenfeld e pochi altri, si può adesso guardare al futuro con fiducia.
D’altronde è tutta questione di economia che gira. Formata l’esigenza, si forma la soluzione. Mi spiego meglio, se ci sono esigenze di preparazione sempre più affinate e sofisticate per primeggiare nel natural, le persone di spessore investono tempo e denaro in quella direzione. È una ruota che gira e si spera giri sempre più veloce.
Lorenzo: Mi sembra di capire che dobbiamo il merito agli Stati Uniti, che ironicamente sono anche la patria del doped bodybuilding. Secondo te quanto ha influito Joe Klemczewski in questa evoluzione? Quali altri personaggi secondo te sono stati importanti per questo?

Riccardo: Gli Stati Uniti sono la patria degli eccessi, esiste il doping? Bene, loro lo portano a livelli tali da essere su larga scala e perfezionati. Esiste il natural? Bene, loro lo studiano a fondo, lo sviscerano, lo amplificano e lo rendono vincente. “The Doc” [Joe Klemczewski] ha sicuramente influito tantissimo in tutto questo, lui è l’inventore della dieta flessibile (che ovviamente qualcuno adesso cerca di smerdare dicendo che a livello “enzimatico” è meglio riso e pollo), ma insieme a lui tutti gli altri che ho menzionato prima.
In Italia è stata una logica conseguenza che presto o tardi sarebbe arrivata, ma la nostra fortuna è stata sicuramente velocizzata e aiutata da Kristian Montevecchi e Annalisa Ghirotti [fondatori del Natural Peaking], che per primi in assoluto hanno scelto di non credere nel doping dei complottisti, e hanno voluto provare su loro stessi le tecniche d’oltreoceano scegliendo di non tenersele per loro ma divulgandole su larga scala (facendoci un ovvio commercio più che a mio parere è giusto).
Come in ogni cosa il tutto è stato agevolato da un bisogno. La NBFI ha creato una federazione con controlli seri e dopo diversi anni ha iniziato a creare il ‘bisogno’ di una preparazione senza farmaci. In questa maniera tutte le altre realtà natural si sono accodate ed adeguate, ed ecco che questo bisogno si è allargato su vasta scala ed è stato soddisfatto da chi ha avuto la lungimiranza di raccogliere le informazioni valide e divulgarle dopo averle provate e riprovate su di sé e sui suoi atleti.
Lorenzo: Indubbiamente la tua scuola si è affermata come una delle principali realtà nazionali per il natural bodybuilding, qual è la filosofia che stai cercando di portare avanti con SBB?
Riccardo: È una vita che io giro dicendo per prima cosa che io non ho inventato nulla, ma l’ho solo rivisto ed elaborato a seconda delle mie esigenze e quelle dei miei atleti. Io credo di aver portato solo una cosa di diverso in questo mondo strano fatto di ferro e ghisa, il buon senso, ovvero che il bodybuilding ‘non è la vita ma fa parte della vita’, e mi reputo un buon divulgatore di questa nuova interpretazione. Questa mia visione è frutto, anche in questo caso, di un percorso di crescita personale fatto con altri dove il bodybuilding non c’entra nulla e soprattutto non è stata inventata da me, ma solo riadattata alle esigenze degli atleti e del mondo del fitness.
Tutto questo (scienza e co-scienza) sta permettendo di rendere molteplici i canali di apprendimento di tutte le tecniche che servono per emergere nel bodybuilding per gli atleti che sono disposti a mettere in campo le proprie speranze e desideri in un percorso fatto di impegno e costanza. Alla fine il percorso è ‘scoprire i propri limiti e cercare di andare oltre’, ovvero l’evoluzione, e gli atleti, nel loro piccolo, con i loro mezzi, fanno esattamente questo. Che poi è lo stesso animo che ha portato persone come Steve Jobs a cambiare il mondo in altre cose, solo che si manifesta su altri livelli e in maniera molto meno allargata rivestendo più che altro la loro sfera personale, ma in alcuni casi la cosa avviene in maniera un pochino più allargata se lo si fa di mestiere.
Lorenzo: Un ringraziamento speciale a Riccardo Grandi per la disponibilità e il tempo dedicato. Auguro a lui a i suoi atleti una lunga carriera, e mi auguro che il natural bodybuilding (quello vero) continui questa meravigliosa, e per certi versi imprevedibile evoluzione.
Riccardo: Grazie a te Lorenzo per la tua opera di divulgazione su larga scala che sta contribuendo a tutto questo. Buon body (and mind) building a tutti.