Il pull-down a braccia tese è un classico esercizio secondario usato per stimolare i muscoli della schiena, in particolare gran dorsale e gran rotondo. Si tratta effettivamente di uno dei pochi esercizi mono-articolari o “di isolamento” mirati a stimolare questa muscolatura.
Eppure, risulta anche un esercizio molto sopravvalutato per motivazioni incomprese che saranno spiegate dettagliatamente nell’articolo. Si approfondiscono anche le varie altre opzioni proposte per ottenere una stimolazione ottimizzata del gran dorsale con una meccanica mono-articolare.
Cenni generali
Il pull-down a braccia tese (SAPD, da straight-arm pull-down) è essenzialmente la risposta al cavo in piedi del pullover mono-articolare, esercizio classico usato per stimolare soprattutto gran pettorale, gran dorsale e capo lungo del tricipite.
A differenza della variante ai pesi liberi, il SAPD comporta una totale alterazione del range di movimento (ROM) e del profilo della resistenza, permettendo di ottenere una tensione elevata a maggiori gradi di abbassamento del braccio, e al contempo una tensione continua (senza punti morti lungo il ROM).
Poiché il pullover ai pesi liberi risulta una discutibile scelta per stimolare il gran dorsale a causa del lavoro parziale solo negli angoli di netto svantaggio meccanico (1,2), il SAPD sembrerebbe una variante ottimizzata, capace di coinvolgere in maniera più mirata il gran dorsale.
Ad una prima valutazione queste differenze appaiono vantaggiose per ottimizzare la stimolazione muscolare globale, ma tale conclusione risulta parziale poiché ignora molti altri aspetti meccanici a dir poco raramente considerati.
Una buona esecuzione di un SAPD nella variante con il tronco tendente al verticale. In questa posizione, il ROM è previsto solo negli angoli di vantaggio meccanico del gran dorsale, senza raggiungere però un buon allungamento.
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